venerdì 4 gennaio 2013
Incontro agli Arcimboldi 1
Incontro con Marco il 19 aprile 2012, al Teatro Arcimboldi di Milano.
Un Marco giocoso e rilassato risponde alle domande del pubblico, moderate da Andrea Laffranchi.
Quando ero piccolo non ricordo di aver avuto idoli. Le prime memorie che ho sono di quando mi è stato tolto il ciuccio: i miei mi dissero che mi era stato rubato dalle oche, forse è per questo che ora le odio.
Abbiamo fatto la data zero e per colpa della globalizzazione, anche se ti raccomandi di non mettere foto per non rovinare la sorpresa, il giorno dopo era già tutto fuori.
Il tour è venuto fuori un po' dal nulla. Da un incontro con una mia stimata collega, Elisa, sono uscite delle idee e lei e Andrea Rigonat che ha lavorato anche sul campo, mi hanno spronato a fare quello che sentivo e a tornare alle mie origini soul, con sfumature anche western. Con noi abbiamo anche due fiati. Gli arrangiamenti sono nati su skype: loro erano in America, il tastierista a Trieste e io a Ronciglione.
Con Elisa ci eravamo sentiti subito dopo X- factor, poi per diversi impegni ci siamo persi di vista. Ora, poiché nella vita si cambia, sto ritrovando contatti che non avevo potuto approfondire, quindi è nato questo rapporto con loro, soprattutto, come dicevo, con Andrea.
Gli chiedono un consiglio “ a me? Ma mi vedi?” Dato che sei così bravo a rendere originale qualunque cosa canti, ti viene naturale o hai qualche segreto?
Diciamo che nelle canzoni in inglese ti inventi le parole e il gioco è fatto! No, non ho segreti, dovresti sentirti dentro il pezzo per quello che stai vivendo in quel momento. Io cambio interpretazione ogni volta perchè mi succede sempre qualcosa di drammatico.
Hai mantenuto sia “La guerra” che “Uranio 22” in scaletta. E' casuale o ha un significato preciso?
Perchè non avevo abbastanza pezzi, ho fatto solo un album! No, le ho mantenute perchè sono due canzoni che trattano dello stesso argomento che mi tocca abbastanza.
Leggi poesie?
Mi suggeriscono “sei tu poesia..”, no in genere leggo romanzi gialli, molto leggeri. Mi è capitato di leggere la Merini perchè dovevo preparare un omaggio, ma poi è svanito nel nulla.
Hai definito il tuo percorso come “basta paillettes, ma una cornice“
No, basta paillettes no perchè io nasco con quelle! Voi non sapete che sotto sono tipo X man! Il fatto è che entrando nei teatri la mia idea era di asciugare un po' tutto il casino che c'era nel precedente spettacolo: C'erano state messe un sacco di idee, alcune anche buone, ma talmente tante che non erano neanche state approfondite, ogni tanto c'era la sensazione di un grande baraccone, rivedendolo dal di fuori c'era veramente troppo. Ritornando alle origini ho trovato una musica anche più difficile da sostenere, gli arrangiamenti sono minuziosi e avendo poco tempo è stato necessario eliminare la scenografia, perchè una cornice più semplice non dona meno al quadro ma anzi lo mette in risalto.Mi piace l'arte contemporanea. Ma odio la musica: come dico sempre, l'arte la scegli, non è una dipendenza come la musica della quale non puoi fare a meno. (cont.)
Foto di "La nostra vita è cambiata grazie alla voce di Marco Mengoni"
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