Se ci fosse il paradiso

Tu non lo sai ma quando entri, riempi tutta una stanza con la tua presenza. 
Tutto il resto scompare, resti solo tu, persino in un ambiente senza pareti. 
Avvolgi ogni cosa: il cuore, la mente, il corpo e il respiro. 
Io che non credo nel paradiso l’ho anche abitato per qualche istante. 
Poi quando vai via tutto si svuota e si torna alla vita. 
Posso solo dirti grazie per questo, 
per questo piccolo e magnifico spiraglio d’immenso.
(Massimo Bisotti, Il quadro mai dipinto)

L'altra sera dopo l'ingresso di Marco nello studio di amici mi sono resa conto che stavo provando esattamente le sensazioni che descrive Massimo Bisotti in questo passo del suo libro. 
Marco si  presenta alle prove ponendosi allo stesso livello dei ragazzi in gara senza prevaricarli  anzi, per giustificare che ha dato loro maggior spazio di quanto ne avessero  programmato gli autori, senza assumere un ruolo di superiorità, dice che erano più sicuri di lui e gli hanno evitato una brutta figura. Ha anche aggiunto che alla loro età non era ancora così a fuoco e che la sua è una carriera piccola e forse anche insignificante ma prendendo spunto da lui avrebbero potuto capire che prima di tutto devono essere sempre se stessi e circondarsi di persone fidate.  Perchè la sua classe non ha eguali, si presenta in punta di piedi ponendosi allo stesso livello di chi inizia ora il suo stesso mestiere per non intimorirli, poi quando è il suo turno di cantare il singolo allora dà l'anima come al solito, azzerando tutto il resto, rimane solo lui, la sua voce, il suo canto, la sua presenza, i suoi occhi, il suo cuore, la sua forza, il suo sguardo buffo e fugace prima di pronunciare "sono ancora un re" e io, come sempre incantata davanti alla TV, senza respiro.