lunedì 11 novembre 2013

Uno in musica - intervista per SKY TV

Marco si racconta in un'intervista per Sky dal palco del Teatro Arcimboldi presentando il suo cofanetto #PRONTOACORREREILVIAGGIO:

Sono nato a Ronciglione, un paesino di 8000 abitanti. Verso i 15 anni mi sono avvicinato alla musica entrando a far parte di un gruppo formato da ragazzi del mio paese. Suonavamo musica rock standard: Deep Purple, Pink Floyd.
L'odio che mi unisce a donna musica è difficile da spiegare: la odio come odio tutte le dipendenze perchè sono suo schiavo, non posso fare a meno di seguire ad un accordo, quando chiama, io devo essere lì.
La prima canzone che mi ha emozionato e che ricordo con gioia è "La luce dell'est" di Lucio Battisti, mi ha veramente colpito e da lì è avvenuto un cambiamento, è nata la voglia di scrivere qualcosa di mio, mentre quella che ho cantato accompagnato al pianoforte è stata "I say a little prayer" di Aretha Franklin: quando ho cominciato il mio stage di jazz ero mortificato perchè non sapevo niente di quel mondo ma ebbi il piacere di riconoscere quella canzone da uno spartito, perchè mia madre ascoltava quell'artista, per cui la ricordo con particolare piacere.
Avevo già fatto alcune cose e le avevo portate alle case discografiche. Nella parte iniziale del mio pezzo "Come ti senti"  abbiamo riportato frasi da ritagli di giornale o che mi sono sentito dire direttamente. Addirittura un discografico disse che cantavo troppo bene e ci rimasi malissimo ma ho continuato imperterrito a cercare una mia strada.

Sicuramente non ho mai cercato la fama perchè sono una persona molto timida e ho ancora grandi contrasti con questo mondo.
Nel 2009 a X-Factor, mentre tutti gli altri hanno fatto quattro provini, io ho dovuto farne cinque perchè neanche loro erano sicuri di me. Poi è iniziata l'avventura e devo dire che è andata molto bene. Ringrazio e sono stato molto contento di essere nella squadra di Marco, con cui mi sono scontrato più volte, abbiamo avuto spesso brusche discussioni ma sempre sulla musica e per me questo è importantissimo.
Per quanto riguarda i talent non voglio parlare di scorciatoia, è vero che, per mia esperienza personale, la TV ti sovraespone ma questa è un'arma a doppio taglio, è comunque sempre un'arma con una lama d'oro. Ai ragazzi che si avvicinano al talent posso dire che è vero che uno su mille ce la fa ma comunque di provarci pur rimanendo sempre con i piedi per terra. Io ci sono arrivato a diciannove anni ma sono contento di aver fatto molte cose anche prima altrimenti credo che mi sarei mangiato da solo.
L'unico che può rendere merito ad un artista è il pubblico.
Sono una persona come tante altre, con pregi e difetti, sicuramente con una passione molto forte che metto in tutto quello che faccio, sia nei rapporti d'amicizia, d'amore e di lavoro. Non so molto ma ho tanta voglia di scoprire e di provare più cose possibili. Ricerco sicuramente la libertà.
Quando non canto è come se mi riprendessi la mia vita un po' solitaria. Mi piace leggere, andare al cinema e al teato, cucinare e ho una vera passione per la moto, appena ho dei giorni liberi la cavalco e cerco di scappare.
Marco Mengoni persona non ha sicuramente un buon rapporto con i social, per quanto riguarda invece la parte uomo che vive ai giorni d'oggi e musicista, credo che i social siano una figata pazzesca, Connettermi o comunque condividere qualcosa con il resto del mondo è molto facile. Nelle mie pagine ufficiali io ci sono ma ci sono molto i miei fan che non si moderano, sono una potenza incredibile. Sul web fanno cose che spesso mi lasciano allibito, sono veramente una forza.
Il live è la parte più interessante e bella del mio mestiere. Il contatto diretto con le persone, l'energia che si sprigiona da un pubblico è una cosa che ovviamente non si può sentire in uno studio, dove la parte creativa è bella ma il live è altro.
Inizi una data, magari senza voce, senza voglia, pensi di non farcela invece sali sul palco e cambia tutto, decidono loro e di sicuro si uniscono con la signora musica che entra dentro e fa quel che vuole di te.
Il disco "#PRONTOACORRERE è stato sofferto perchè venivo da un momento particolare della mia picola carriera. Avevo abbandonato tutto quello che avevo prima: la mia vecchia produzione, il mangement, quindi tutte le persone che mi seguivano, e ho rivoluzionato tutto il mio team: E' stato come ricominciare quindi avevamo sì molta voglia ma eravamo anche timorosi. Sapevamo che molte cose dovevano cambiare perchè stavo cambiando io come persona, quindi il nuovo progetto doveva collimare con i cambiamenti della mia vita, con quello che io stavo cambiando e ricercando. Molte volte scrivo o canto esagerando perchè ho paura di non piacere, quindi strafaccio. Aver capito questo è stato difficile ma ringrazio perchè da solo non lo avrei mai fatto, perchè guardandoti allo specchio vedi i tuoi limiti ma ti abitui ad essi.
Abbiamo iniziato il disco mentre stavano cambiando molte cose di Marco Mengoni. Stavamo asciugando gli orpelli, andando sempre più verso l'essenzialità: all'inizio "L'essenziale" non era neanche inclusa nel disco, ero titubante verso questo pezzo perchè mi sembrava andasse troppo in quella direzione, perciò continuo a ribadire che non capisco niente di cosa possa funzionare e arrivare alle persone.Devo solo fare. 
Questo progetto si chiude con uno più grande che racchiude tutte le fotografie di questo anno e per fotografie intendo i live e qualsiasi cosa abbiamo fatto, il viaggio è pieno di cose, il DVD, il live, il disco e moltissime foto.
Il video clip al quale sono più legato è "Non passerai", è molto semplice, quasi banale, il personaggio è uno scatolone con varie espressioni facciali, che va in giro nella bellissima Parigi, immortalando dei momenti, degli stati d'animo. E' un collezionista di sensazioni, di emozioni.
Essere in classifica negli altri paesi mi ha fatto un certo effetto.
Un pezzetto di una canzone che mi viene in mente, proviene dalla mia esperienza nel jazz e mi mette allegria.  
Lullaby of Birdland  (Ella Fitzgerald)

(cliccare sulla foto per vedere un estratto dell'intervista)
 




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