giovedì 13 marzo 2014

Eppure sei ancora qui

Non é che ho perso la mano a scrivere di lui anzi, forse é perché con due blog e quattro pagine FB vorrei fare troppo e in più rischio di essere ripetitiva, quando oltre tutto non ci sono abbastanza termini nel vocabolario italiano per descriverlo. 
Pensavo anche di dover sopportare una lunga "quarantena" invece, per il momento, non ci ha mai lasciati soli e anche col nuovo anno ogni giorno é un'occasione per gioire, festeggiare un traguardo o emozionarsi. Partendo da Edicola Fiore dove é andato praticamente a sorpresa e intonando in modo strepitoso e come se nulla fosse a quell'ora del mattino, un verso di "Un'estate fa", a Webnotte di Repubblica dove l'ho visto seduto a parlare di musica serenamente come fosse tra amici, in un ambiente che fino a poco prima lo ignorava e ho sentito una persona, che quasi lo snobbava, ricredersi dopo averlo sentito cantare il medley motown e ammettere a voce alta che é strepitoso (e qui saltare in piedi urlando e battendo le mani); ho atteso il singolo "Incomparable" (peraltro bellissimo scoprire che i timori che la traduzione potesse banalizzarne il significato profondo fossero infondati) e trascorso tutto il giorno successivo facendo calcoli, congetture, controlli di classifica per valutarne il gradimento in terra iberica, ho studiato tutti i movimenti, le espressioni, la regia del video, i dettagli, le inquadrature per carpirne il (significato). E poi ancora l'emozione di trovare il suo messaggio a un anno dal festival e capire che anche lui sta rivivendo gli stessi ricordi, sta scavando come te nelle emozioni di quei giorni fatti di farfalle nello stomaco, sogni, speranze, conferme, desideri, soddisfazioni seguendo il percorso di quella canzone che ormai é diventata indelebile come un tatuaggio.
L'ho ascoltato raccontarsi in videochat, quando ha espresso con gli occhi sorridenti tutta la sua serenità e la sofferenza nel leggere critiche vuote e offensive, ha confessato di non riuscire a farsele scivolare addosso e di pensarci per giorni e ho provato il forte bisogno di dargli l'abbraccio di cui parla nel suo messaggio e che ha raffigurato durante i concerti,ma reale, tangibile, di quelli che racchiudono affetto e stima per questo guerriero armato di sensibilità e amore per la vita. Sono esplosa di felicità alla notizia che sarebbe salito di nuovo su quel palco che l'aveva visto vincitore solamente dodici mesi fa e questa volta come ospite per omaggiare un cantautore del passato, certa che fosse la scelta giusta perché é uno dei migliori interpreti che abbiamo. E di nuovo l'ho visto a "Che tempo che fa" ad onorare Lucio Dalla, realizzando che forse ha ragione quando dice che non gli sembra sia passato un anno ma cinque, perché ogni volta che si esibisce a me pare cresciuto artisticamente in modo esponenziale (ma dove ha intenzione di arrivare?). Ho pensato: "dove sarà finito quel ragazzo che si avvolgeva nella sciarpa e nascondeva le mani nelle maniche del maglione e i pensieri dietro gli occhi se ora vedo un giovane uomo che arriva sul palco da solo, senza presentazioni e con una falcata sicura, guarda dritto in telecamera e sorride sempre, risponde seriamente alle domande e scherza amabilmente senza confondersi? Poi invece in quegli occhi lucidi che parlavano di colui che forse l'ha aiutato a salvarsi o comunque ha salvato noi donandogli la forza per continuare questo mestiere l' ho ritrovato e ho capito che ha solamente imparato a gestire e superare alcune insicurezze ma Marco é ancora lí a vivere tutto sulla pelle e riversarci l'anima addosso come prima, piú di prima. Gli stessi modi garbati di porsi, l'identica delicatezza, l'innata nobiltà d'animo, sempre lui, sempre lo stesso.









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