Tempo fa e addirittura credo di averlo anche scritto, ho avuto la netta sensazione che Marco ormai appartenesse ad un altro pianeta. A dispetto della costante presenza e disponibilità mostrata con i fan, lo sentivo distante dal nostro mondo quotidiano, probabilmente per l'ambiente che frequenta. Mi immaginavo anche come poteva venir considerato da chi si ricorda di lui come quello con l'atteggiamento sfrontato e piuttosto eccentrico sul palco di Sanremo 2010 ma, vedendolo ieri in videochat, ho notato quanto sia palese la sua "normalità", questo suo essere ragazzo venticinquenne che si sente esattamente come gli altri e a cui dà fastidio essere idolatrato (nonostante ciò continuo a pensare quanto la sua 'spontaneità e semplicità" siano caratteristiche che lo rendono speciale e raro), quanto sia simile a un figlio, un nipote, un amico di famiglia. Ha voluto regalarci le immagini del piccolo Marco proprio per mostrarci che è cresciuto con le stesse modalità di tutti noi ma mi è sorto un dubbio: è più geloso della sua Bonnie che dei ricordi del suo passato?
Nonostante tutti i giri sulla sedia per evitare di dire troppo, secondo me ci ha svelato novità interessanti, anche attraverso gli occhi che come al solito non sono capaci di mentire. Ha confessato di amare far sorprese piuttosto che riceverne, ecco perchè mi inalbero quando gliele bruciano anticipandolo; alla domanda se avesse mai pensato ad un unplugged, solo voce e chitarra, ha risposto che gli piacerebbe ma probabilmente la sua voce non è ancora abbastanza matura per questo e che comunque in questo momento ha tutto un altro programma, l'esatto contrario. Cosa bolle in pentola? Inutile dire quanto mi abbia incuriosito e messo adrenalina addosso questa sua evidente impazienza di dedicarsi a nuovi progetti e la frenesia di metterli in pratica.
Ho visto "Marco" ieri, il Marco che mette tutto se stesso in bene e male in ogni cosa che fa, per la serie "io sono così, chi mi ama deve accettare tutto di me". E allora eccolo, in grado di mescolare pensieri profondi sulla sua passione per Wagner nata quasi per empatia nei suoi confronti, con la lettura di se stesso bambino silenzioso e osservatore, introspettivo e prudente nei sentimenti, caratteristiche che gli appartengono tuttora insieme alla malinconia che gli permettere di cercare sempre cose nuove; dichiarare stima verso Cremonini e Giorgia (sua prima musa ispiratrice) e la speranza di poter lavorare con De Gregori senza tributargli una sua canzone per non dare l'impressione di volerlo conquistare e confessare candidamente le incomprensioni iniziali con Michele Canova; descrivere, facendotene percepire a distanza i profumi, i suoi tortini al cioccolato e i colori del soffritto come fossero una forma d'arte, mostrare la pelle d'oca dopo aver intonato un verso di "La luce dell'est" e non riuscire a nascondere quell'ombra fugace negli occhi riferendosi a un passato ancora troppo recente per essere archiviato tra i ricordi che non fanno più male. Sì lo so che è un artista che si esprime sul palco attraverso la musica, ma Marco per me è anche tutto questo: tanta, tantissima sostanza.
Concordo con te, Carmen: è proprio come "un figlio, un amico di famiglia" questo artista che sappiamo capace di dispiegare la propria energia creativa a 360° e che è proficuamente <> di sapere, avendo una anima spalancata sul mondo, con cui intesse un dialogo costante, senza barriere. Ecco: Marco è un'anima che "parla" in modo efficace e la sua oratoria va al di là delle parole dette e sa trasmettere davvero, se ci si dispone a sintonizzarsi con un cuore che sa "volare alto". (Leda)
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