sabato 2 agosto 2014

L'anima in volo con Elisa e Marco

Otto lunghissimi mesi senza un suo concerto e poi pochi minuti passati in un soffio: tanta l'attesa, non fai in tempo ad applaudire, a renderti conto che è sul palco che già esce e diventa un ricordo. 
Ma andiamo con ordine se così si può chiamare questo delizioso e leggero stato confusionale in cui ancora mi trovo a distanza di due settimane.
Katya ed io andiamo a Lucca ad un'ora improbabile per qualsiasi persona sana di mente che si rechi ad un normale concerto, con la speranza di poter assistere alle prove. Ci rendiamo conto che Elisa ci ha regalato l'opportunità di avere un piccolo raduno di fan ’mengoniani', quando incontrando amici di vecchia data o facce riconosciute attraverso una foto profilo sentiamo risuonare nella piazza le voci cariche di entusiasmo, tra abbracci, selfie e tweet trasmessi dagli schermi a lato del palco. Ma non c'è più tempo per scherzare tra noi perchè la nostra attenzione va a Elisa che inizia a provare. L'atmosfera si surriscalda immediatamente e cantiamo tutti con lei che sembra una di noi, simpatica, semplice, con la sua fascia nei capelli e le Converse ai piedi. Dopo l'uscita di Fiorella Mannoia (è stata una festa cantare in coro "Io non ho paura" e "Quello che le donne non dicono" ) i nostri sguardi cadono sui numeri dell'orologio che scorrono inesorabili e cresce la preoccupazione che ci facciano uscire prima dell'arrivo di Marco. Detto fatto, "Signori, dovete andare fuori" sono parole che non avremmo voluto sentire ma che confermano la mia teoria che ‘Mengoni, prove, Toscana’ non possono convivere nella stessa frase, nata lo scorso anno quando a Firenze, in un pomeriggio assolato, abbiamo avuto il piacere di sentire la voce melodiosa di Giovanni Pallotti al posto della sua, misteriosamente assente al sound check. 
Intanto Elisa annuncia l'arrivo di Marco twittando uno scatto dei loro piedi sulle scalette del palco e finalmente, maglietta violacea, bermuda e calzettoni (?) Star Wars lui si avvicina ai microfoni. Non so come riusciamo a restare in zona anche se fuori dalle transenne, a differenza di tanti che si sono recati agli ingressi e non hanno la possibilità di vedere niente ma non facciamo in tempo a rallegrarci per la nostra fortuna perchè ben presto ci rendiamo conto che gli amplificatori sono spenti per cui non ci resta che immaginare cosa stiano mimando. 

Mi pareva strano che la mia tesi fosse sbagliata!!! 

Dagli strumenti riusciamo a intercettare "L’essenziale" e "Sunny" e un altro brano che sembra (ma non è) "Mad world", però arriva anche per noi il momento di metterci in fila con il nostro biglietto stretto tra le mani e di attendere l'ora x. Miracolosamente conquistiamo dei posti vicinissimi e centrali (almeno un premio per la lunga attesa) e finalmente Elisa, con grande umiltà, sale sul palco a presentare gli Stag e Marco Guazzone con cui duetta e la serata inizia a riempirsi di musica. Il concerto procede senza intoppi con la grande energia di Elisa che alterna brani in inglese dei primi album a quelli più recenti in italiano, porgendoci il microfono più volte e duettando ancora con Fiorella Mannoia. Cantiamo e balliamo tutti insieme e spesso si fa una gran fatica a restare seduti. 
Però. 
Manca qualcuno all'appello e l'adrenalina continua a salire finchè Elisa annuncia un revival, si inginocchia sul palco, partono le prime note di Hallelujah di Leonard Cohen ed io ho un sussulto intuendo, ma non osando crederci, chi possa arrivare a cantarla con lei. Sussurra quasi la prima strofa, poi si blocca e nel buio si sente una voce conosciuta intonare la seconda. Dopo un attimo di stupore, la gioia di rivederlo dopo così tanto tempo è talmente incontenibile che ci alziamo tutti acclamandolo, nonostante il brano imponga un rigoroso silenzio. 
Si avvicina emozionato al centro del palco tenendo lo sguardo puntato su Elisa che lo prende per mano e insieme imbastiscono una delle versioni più suggestive che abbia mai sentito e non sono di parte (o forse sì ma è lo stesso. ).  
In un momento in cui i guasti del mondo sono sotto gli occhi di tutti e il pensiero di raggiungere una pace si fa sempre più distante, l'inno alla vita e l'accorata preghiera proveniente dall'anima di due persone semplici e pulite toccano il cuore.  
Le loro voci si incastrano alla perfezione in un'alchimia che incanta e grande è la sorpresa di Elisa quando, sul finire della canzone, Marco carinamente la omaggia inserendo "We pray for freedom, we pray for love" tratte dalla sua "A Prayer", accentuando il pensiero che la scelta di questo brano non sia stata casuale. 
Alla fine, dopo una lunga schermaglia tra i due che sembrava non volessero mai smettere, possiamo finalmente riprendere  a respirare e far esplodere il nostro entusiasmo quasi increduli di aver assistito ad una magia simile. 
Naturalmente non sono più seduta al mio posto ma in piedi sotto al palco a cantare con loro "L'essenziale" e "Sunny". 
Penso che sarà difficile tornare alla normalità dopo una perla del genere e ne ho la conferma il giorno successivo, quando basta un niente per far fuoriuscire tutte le lacrime che mi si sono fermate in gola in quel momento. 
Speravo che una sua apparizione riuscisse a dare ossigeno, a farmi resistere fino a quando sarà il momento di riprendere treni, fare valigie, acquistare biglietti, ma la verità è che ha acuito l'esigenza di stare sotto a un suo palco. 
Perchè sì, ci sono i video e materiale a sufficienza per compensare, la musica e gli spettacoli di altri, i grandi nomi come Stevie Wonder per cui è quasi un dovere presenziare specialmente se sono nella tua zona, ma a me manca sentirmi come mi sento quando lui è in giro, quando sul calendario c'è una data circondata di rosso, quando da un cassetto spunta un biglietto ancora da strappare, quando l'aria assume un suono e un colore diverso.  
Perchè io senza di lui non è che mi piaccio poi così tanto.














(grazie a anna Ph., Valeria Oriolo, Scintilla95)

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