Un desiderio nemmeno troppo nascosto di
ogni fan, sarebbe quello di poter assistere alle prove di un tour o
trascorrere una giornata in uno studio durante la creazione di un
disco. Ebbene, Marco Mengoni ci ha in parte accontentati, sia
regalandoci le versioni " casalinghe" di alcuni brani in
edizione speciale, sia incidendo sul cd ATLANTICO Soundcheck (in
vendita presso gli stand durante le date del tour), alcuni momenti
rubati alle prove (consiglio l'ascolto dei 10 brani agli appassionati
della sua voce, che esce nitida e cristallina in tutta la sua
purezza.) e poi dandoci l'opportunità di saperne di più,
incontrando i membri della sua band che pochi giorni fa, presso
l'Apple Store di Milano, ci hanno raccontato le diverse fasi della
nascita e composizione di Atlantico.
Veniamo a sapere che i ragazzi, Davide
Sollazzi, Giovanni Pallotti e Peter Cornacchia (con Marco da sempre),
Barbara Comi e Moris Pradella (i vocalist), Christian Rigano
(tastiere, produzione e direzione artistica), Massimo Colagiovanni ( chitarre) e
Leo Di Angilla (percussioni), si sono affiatati molto durante il mini tour europeo,
anche perchè macinando i chilometri che li portavano da una
città all'altra, hanno viaggiato in autobus condividendo giorni e
notti allegramente.
Giovanni ci racconta che per la prima
fase di preproduzione, la stesura dei brani e l'arrangiamento, Marco ha
chiesto a lui, Peter e Davide di trascorrere un mese in uno studio
per provare a suonare i pezzi che aveva già pronti. Così, dopo aver
caricato i loro strumenti su un furgone si sono diretti a Milano,
alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani. Durante questo mese hanno
registrato le ritmiche e in seguito le voci.
Peter e Davide
aggiungono che è stata un'esperienza molto gratificante trovarsi per
la prima volta e per così lungo tempo con Marco a gettare le basi di
un disco, in uno studio ricchissimo di strumenti rari e che non
avevano mai suonato, ad esempio una chitarra portoghese inserita su
Amalia o un armonium su Dialogo tra due pazzi.
E' stato quasi come
trovarsi in un parco giochi.
Peter dice che forse Atlantico è il disco che
contiene maggiormente i tratti della personalità di Marco, della sua
anima artistica e musicale, evidente anche dalle inclinazioni e dalle
influenze stilistiche che trasudano dai pezzi.
Mai come in questo caso l'inizio di un
lavoro è stato influenzato anche dall'ottima condizione emotiva
creatasi tra tutte le personalità di chi ha lavorato al disco,
compresi i tecnici delle Officine che li hanno spinti e motivati a
provare fino a notte inoltrata.
All'inizio i pezzi erano circa
quindici, dopo una normale scrematura, alla fine di quel mese, tutti i
progetti messi in ordine sono stati consegnati a Christian Rigano per
la fase di produzione che ci spiega:
"mi hanno invitato ad ascoltare i
pezzi dicendomi di portarli al massimo livello possibile, così mi
sono chiuso nel mio studio (a Ronchi dei Legionari, Trieste) per
tutta l'estate per sperimentare e cercare di tirare fuori tutto il
meglio dal materiale registrato. Ho analizzato, scolpito, arricchito
tutto a livello sonoro, aggiungendo tastiere e ritmiche oltre a
quelle di Davide (in particolare su Voglio e Muhammad Alì). Una
delle prime canzoni che ho fatto sentire a Marta e Marco è stata
proprio Voglio che mi ha dato lo spunto per partire, poi ho chiuso
tutto il disco aggiungendo le percussioni di Leo e altri musicisti,
comprese le chitarre di Riccardo Onori (che suona con Jovanotti),
dopodichè sono subentrati i featuring su Amalia e Hola che si è aggiunta per ultima. Alla fine di
agosto eravamo tutti soddisfatti, così siamo passati al missaggio da
Pinaxa a Milano e abbiamo chiuso il disco a settembre."
Per quanto riguarda il tour, le prove
si sono svolte per tre settimane al Teatro Arcimboldi di Milano.
Barbara ci spiega che la parte vocale è curata e ideata da Marco, quindi al
primo giorno avevano sapevano già cosa avrebbero
dovuto cantare, con l'arrivo di Moris la rosa di possibilità si è
ampliata e tutti insieme ne hanno sviluppato altre.
Moris dice di essersi aggiunto alle coriste storiche
Barbara e Yvonne e di aver così completato la triade delle voci del coro (prima, terza e quinta), permettendo a Marco di fare la sua
melodia liberamente.
Il palco si costruisce durante lo
spettacolo perchè man mano che va avanti, vengono aggiunti trabattelli, pedane e altre
strutture. Su Amalia, per esempio, Moris suona a sei metri di
altezza, cosa che avrebbe dovuto fare anche Peter se non soffrisse di
vertigini.
Ringraziamo i ragazzi per queste
descrizioni che ci avvicinano ancora di più alla musica e a questo
tour spettacolare sotto tutti i punti di vista.
Noi ci divertiamo
tantissimo a sentirli suonare con Marco!