venerdì 10 maggio 2019

ATLANTICO: incontro con la band di Marco Mengoni




Un desiderio nemmeno troppo nascosto di ogni fan, sarebbe quello di poter assistere alle prove di un tour o trascorrere una giornata in uno studio durante la creazione di un disco. Ebbene, Marco Mengoni ci ha in parte accontentati, sia regalandoci le versioni " casalinghe" di alcuni brani in edizione speciale, sia incidendo sul cd ATLANTICO Soundcheck (in vendita presso gli stand durante le date del tour), alcuni momenti rubati alle prove (consiglio l'ascolto dei 10 brani agli appassionati della sua voce, che esce nitida e cristallina in tutta la sua purezza.) e poi dandoci l'opportunità di saperne di più, incontrando i membri della sua band che pochi giorni fa, presso l'Apple Store di Milano, ci hanno raccontato le diverse fasi della nascita e composizione di Atlantico.



Veniamo a sapere che i ragazzi, Davide Sollazzi, Giovanni Pallotti e Peter Cornacchia (con Marco da sempre), Barbara Comi e Moris Pradella (i vocalist), Christian Rigano (tastiere, produzione e direzione artistica), Massimo Colagiovanni ( chitarre) e Leo Di Angilla (percussioni), si sono affiatati molto durante il mini tour europeo, anche perchè macinando i chilometri che li portavano da una città all'altra, hanno viaggiato in autobus condividendo giorni e notti allegramente.

Giovanni ci racconta che per la prima fase di preproduzione, la stesura dei brani e l'arrangiamento, Marco ha chiesto a lui, Peter e Davide di trascorrere un mese in uno studio per provare a suonare i pezzi che aveva già pronti. Così, dopo aver caricato i loro strumenti su un furgone si sono diretti a Milano, alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani. Durante questo mese hanno registrato le ritmiche e in seguito le voci. 
Peter e Davide aggiungono che è stata un'esperienza molto gratificante trovarsi per la prima volta e per così lungo tempo con Marco a gettare le basi di un disco, in uno studio ricchissimo di strumenti rari e che non avevano mai suonato, ad esempio una chitarra portoghese inserita su Amalia o un armonium su Dialogo tra due pazzi. 
E' stato quasi come trovarsi in un parco giochi.
Peter dice che forse Atlantico è il disco che contiene maggiormente i tratti della personalità di Marco, della sua anima artistica e musicale, evidente anche dalle inclinazioni e dalle influenze stilistiche che trasudano dai pezzi.
Mai come in questo caso l'inizio di un lavoro è stato influenzato anche dall'ottima condizione emotiva creatasi tra tutte le personalità di chi ha lavorato al disco, compresi i tecnici delle Officine che li hanno spinti e motivati a provare fino a notte inoltrata.


                                Crediti foto: Sara Frascella

                 
All'inizio i pezzi erano circa quindici, dopo una normale scrematura,  alla fine di quel mese, tutti i progetti messi in ordine sono stati consegnati a Christian Rigano per la fase di produzione che ci spiega:
"mi hanno invitato ad ascoltare i pezzi dicendomi di portarli al massimo livello possibile, così mi sono chiuso nel mio studio (a Ronchi dei Legionari, Trieste) per tutta l'estate per sperimentare e cercare di tirare fuori tutto il meglio dal materiale registrato. Ho analizzato, scolpito, arricchito tutto a livello sonoro, aggiungendo tastiere e ritmiche oltre a quelle di Davide (in particolare su Voglio e Muhammad Alì). Una delle prime canzoni che ho fatto sentire a Marta e Marco è stata proprio Voglio che mi ha dato lo spunto per partire, poi ho chiuso tutto il disco aggiungendo le percussioni di Leo e altri musicisti, comprese le chitarre di Riccardo Onori (che suona con Jovanotti), dopodichè sono subentrati i featuring su Amalia e Hola che si è aggiunta  per ultima. Alla fine di agosto eravamo tutti soddisfatti, così siamo passati al missaggio da Pinaxa a Milano e abbiamo chiuso il disco a settembre."

Per quanto riguarda il tour, le prove si sono svolte per tre settimane al Teatro Arcimboldi di Milano.
Barbara ci spiega che la parte vocale è curata e ideata da Marco, quindi al primo giorno avevano sapevano già cosa avrebbero dovuto cantare, con l'arrivo di Moris la rosa di possibilità si è ampliata e tutti insieme ne hanno sviluppato  altre.   
Moris dice di essersi aggiunto alle coriste storiche Barbara e Yvonne e di aver così completato la triade delle voci del coro (prima, terza e quinta), permettendo a Marco di fare la sua melodia liberamente.



Il palco si costruisce durante lo spettacolo perchè man mano che va avanti, vengono aggiunti trabattelli, pedane e altre strutture. Su Amalia, per esempio, Moris suona a sei metri di altezza, cosa che avrebbe dovuto fare anche Peter se non soffrisse di vertigini.



Ringraziamo i ragazzi per queste descrizioni che ci avvicinano ancora di più alla musica e a questo tour spettacolare sotto tutti i punti di vista. 
Noi ci divertiamo tantissimo a sentirli suonare con Marco!







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