mercoledì 30 gennaio 2019

Marco Mengoni presenta Atlantico a Radio 105

DALL'INTERVISTA DI MAX BRIGANTE 




- Ci sono pezzi e pezzoni e Hola è uno di questi. 
Ho letto che hai chiesto scusa ai tuoi fan per esserti allontanato
- Sì, mi sono preso due anni e mezzo dall'ultimo progetto. Invidio i miei colleghi che riescono a fare dischi ogni sei mesi, io non ce la faccio, ho bisogno di allontanarmi, di prendere input da fuori o da dentro me stesso. 

- Alla vecchia maniera quindi. Prima i dischi uscivano ogni 2/3 anni, poi ultimamente il mercato discografico ha stravolto un po' le regole
- E io sono contro il mercato discografico! ( Ride) Infatti i signori della casa discografica volevano uccidermi, forse non si fa così, ma era giusto per me. 

- Quante volte hai attraversato l'Atlantico
- Credo 9 o 10, io non riesco a dormire sull'aereo quindi parlo con le hostess e gli stewart, prendo caffè di continuo e parlo. Ricordo il ritorno da New York dopo tre mesi, sono stato sveglio per tutte le 8 ore di viaggio e ho parlato con una hostess che era stata una cantante lirica. Quindi abbiamo discusso di Wagner, Mozart, La regina della notte, è stato pazzesco. 

- Quando è nato il concetto di Atlantico, cioè che quel nome potesse racchiudere il tuo progetto?
- Mi hanno sempre affascinato gli oceani e la loro profondità, guardandolo spesso da sopra ho capito che è il secondo più grande e che bagna moltissime culture.
Mentre lo arrangiavo e lo producevo, ho pensato che questo disco conteneva tanti input e quindi era giusto chiamarlo così. 

- Poi guardandoli dall'alto gli oceani sembrano ovviamente più piccoli e assomigliano a dei contenitori, è bello pensarli anche così. 
Quante canzoni hai inserito? 
- 15 compresi degli intro, per esempio c'è un pezzo di cello e violino di un minuto e mezzo.

-In un pezzo si parla di Muhammad Ali, in un altro di Frida Kahlo, figure che nel tempo sono diventate icone e spesso vengono citati come personaggi ai quali aspirare. Per quanto riguarda Muhammad Ali c'è qualcosa in particolare che ricorre nella tua testa o ti serviva il concetto della boxe e di rimanere in piedi sul ring? 
- Le dediche sono diverse, le figure importanti sono tre: Frida, Amalìa Rodrigues e Muhammad Alì.
In questi tre anni nei quali ho seguito anche le mie cose personali che avevo tralasciato, mi sono staccato dal mio lavoro e dalla mia quotidianità per stare vicino a persone che avevano bisogno di me e spesso mi è servita moltissima forza.  Sicuramente questi due personaggi che ne hanno avuta tanta anche per far rispettare le loro idee, mi hanno aiutato, mi sono ispirato a loro. Ho letto moltissimo, visto documentari, mi sono informato, anche perché io non ho vissuto negli anni di Muhammad Ali e non ho assistito  al suo cambiamento, a quello che ha fatto. Ho scoperto un uomo diverso da quello che conoscevo come sportivo, colui che andava contro tutti, anche contro la sua gente, che non temeva niente e che ha rinunciato alla sua passione per tre anni scendendo dal ring, poiché era stato escluso perché non riteneva giusta la guerra.
Io ovviamente ho visto un Muhammad Ali che accende la torcia olimpionica, come un signore che sta combattendo contro una malattia, che trema e non è più quello che faceva tremare gli altri quando saltellava sul ring.
Nel brano parlo del Muhammad Ali al di fuori del ring.

- Lui diceva che i campioni non si fanno in palestra, ma per strada, con ciò che hanno dentro. I cantanti come si fanno?
Si fanno viaggiando per strada.

- Hai fatto l'Atlantico Fest, ti ho seguito sui social. Hai creato una cosa diversa rispetto a una normale promozione di un disco.
- Sì, comunque la musica sta cambiando. Si sta passando dal fisico al digitale a una velocità incredibile. Io tornando con tutto quello che avevo vissuto in prima persona, volevo riproporlo invece di fare le solite cose. Volevo condividere tutti gli input e le parole che avevo assorbito dal mondo. Ho detto alla mia manager che ha avuto un mezzo infarto "facciamo una specie di festival. Attraversiamo il disco fisicamente",  perché in Torre Velasca c'erano 13 stanze e in ognuna artisti, scultori, pittori, danzatori, che ringrazio tantissimo, che si sono esibiti per tre giorni e non sarà stato facile neanche per loro, è stato molto duro.
Poi abbiamo fatto alcuni incontri in giro per Milano, in Triennale per esempio, dove io mi sono finto giornalista e ho intervistato dei personaggi molto interessanti, come Stefano Boeri

- Come ti sei trovato dall'altra parte rispetto ad essere quello che riceve sempre le domande? 
- Malissimo, ero agitatissimo, infatti mi ero preparato un iPad con delle parole chiave. Mi sentivo un po' a scuola, sotto esame, come quando prima ti scrivi tutto quello che dovrai ricordare. In realtà poi è andata abbastanza liscia, non erano proprio incontri istituzionali, erano più un modo per capire, per conoscere.



- Ti parlo da radiofonico: quando è arrivato il singolo anzi, in realtà ne sono arrivati due, a me è piaciuto subito Buona vita e la radio ha iniziato a mettere Voglio. Dopo è uscito l'album e mi ha subito catturato La Casa Azul. Credo di aver sentito che c'è un collaboratore in queste due canzoni che lavora anche con Rosalia, che io adoro. So che in Italia non è ancora così popolare ma vi consiglio di ascoltarla perché fa della musica straordinaria. Mi piace che tu sia andato a lavorare anche con produttori diversi.
- Quando sono tornato io i miei musicisti di sempre siamo stati due mesi in studio alle Officine di Mauro Pagani, ad arrangiare il disco (in realtà si è arrangiato da solo) e questi due pezzi in particolare, ai quale tenevo tantissimo, erano un po' troppo pesanti quindi non ero pienamente contento. Seguivo Rosalia da tempi non sospetti e ho pensato che avrei potuto contattare El Guincho. Gli abbiamo mandato i brani e lui ha risposto immediatamente, dicendo che erano pazzeschi e che si sarebbe messo subito a lavorarci anche se era in viaggio,  quindi li ha fatti tra Los Angeles e la Spagna

- E come arriva Celentano?  Sarai facilitato per via della tua manager, ma non penso che sia facile convincerlo.
- Credo che tutto quello che lo riguarda abbia poco a che fare con i legami familiari. Puoi provare in tutti i modi ma forse se c'è la famiglia di mezzo è anche peggio. Noi ci eravamo già incontrati in  passato, ero andato a casa sua per conoscerlo e in realtà non gli avevo chiesto una collaborazione ma un consiglio su 3 pezzi.  Quando ha sentito La Casa Azul ha detto che era forte e che avrebbe voluto partecipare. Io ovviamente gli ho risposto che avrebbe potuto fare quello che voleva. Il problema è che tutto questo è successo un mese e mezzo prima della chiusura del disco e io ho sentito quello che aveva fatto, circa due minuti prima di mandarlo in stampa. 
Nessuno sapeva niente e lì non c'e famiglia che tenga, perché nel frattempo mi facevano pressioni, c'era il rischio di bucare l'uscita del disco e io chiedevo a Claudia Mori ma neanche lei ne era a conoscenza. Però non avevo dubbi sul risultato.
- Poi nei crediti il suo nome non è citato, per cui non ero pronto al featuring, quindi è stato un valore aggiunto.

- Il tour parte dall'Europa.
- Sì, con cinque anteprime. Ho iniziato il percorso all'estero quasi per gioco, nel senso che ho pensato che stare a contatto con i fan e culture diverse mi avrebbe aiutato a crescere. Non avevo aspettative ma a un certo punto la cosa si è fatta più seria.

- Il disco è uscito in tutto il mondo in contemporanea e in lingua spagnola in Spagna, il tuo percorso verso i mercati internazionali era già avviato e mi sembra che si stia consolidando. Poi arrivi in Italia con una serie di date che continuo a vedere in aumento,  per cui consiglio a tutti di andare a scoprirle sui social di Marco. 


- Chiudiamo con qualcosa di importante: sei stato due anni e mezzo a lavorare sul disco e su te stesso. Prima hai detto una cosa che credo tra le righe volesse dire "Faccio il cantante ma sono pure un uomo e ho la mia vita da portare avanti, non solo la carriera"
- Per forza di cose dietro un musicista ci deve essere un uomo che vive, altrimenti che cosa condividi?

- Hai inserito tanto all'interno di Atlantico e sono appena arrivati i primi feedback. C'è un concetto dominante che l'ambiente o i fan ti riportano di questo disco?
- Mi dicono che sono cresciuto molto.
Spero che intendano in positivo. In effetti mi sento anche io più grande rispetto a due anni fa. 

- C'è una canzone che fa un po' il conto degli anni, mi sembra Mille lire. Ora quanti anni hai?
- Il 25 dicembre ne ho compiuti 30 e nel 2019 sono 10 anni di carriera. Non avrei mai creduto di arrivarci.

 Le date del tour

EUROPA
8 aprile 2019 - Berlino, Tempodrom
10 aprile 2019 - Zurigo, Volkshaus
12 aprile 2019 - Monaco, Tonhalle
14 aprile 2019 - Parigi, La Cigale
17 aprile 2019 - Madrid, Joy
ITALIA
27, 28 aprile Torino, PalaAlpitour
1, 2, 4, 5 maggio Assago (Mi), Mediolanum Forum
8, 10  maggio Roma, PalaLottomatica
13, 14  maggio Bari, Palaflorio
16 maggio Caserta, Pala Decò
18 maggio Eboli, Palasele
21, 22 maggio Firenze, Nelson Mandela Forum
24, 25, 26 maggio Verona, Verona Arena
29 maggio Rimini, RDS Stadium
30 maggio Casalecchio di Reno (Bo), Unipol Arena

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